Da La Discussione: "Diffondiamo la previdenza complementare nel Paese"

Nei giorni scorsi alcune riflessioni di Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera hanno sollevato dubbi sull’efficacia e l’efficienza del modello italiano di previdenza complementare, sostenendo tesi a nostro avviso sbagliate ed avanzando ipotesi di affidamento all’Inps anche della contribuzione previdenziale integrativa.
Al riguardo è opportuno ricordare che il nostro sistema di previdenza complementare è costruito sulla capitalizzazione individuale proprio per non esporre il secondo pilastro alle stesse variabili di rischio del primo (rischi demografici, dinamica del PIL). Ecco perché riteniamo inefficace la costruzione di un rapporto complementare basato su una contribuzione ulteriore al pilastro pubblico e crediamo invece che un sistema
a capitalizzazione individuale sia più idoneo ad assicurare quella diversificazione del rischio che è regola base per tutti gli investimenti. Anche il riferimento che viene fatto al Fondo di Tesoreria per avvalorare le tesi esposte è improprio, in quanto quel Fondo non ha nessuna finalità previdenziale ma mantiene intatte le medesime caratteristiche del TFR. Quello del d.lgs n. 252/05 è invece un impianto che ha già dimostrato di saper garantire un valore aggiunto importante, attraversando e reggendo ad una crisi economica e finanziaria senza precedenti.
È inoltre un sistema plurale ed innovativo, preso ad esempio in Europa per i risultati che ha saputo produrre. In particolar modo il sistema dei Fondi Pensione Negoziali ha dato prova di grande efficienza contenendo i costi ma anche valorizzando le risorse affidate, tutelandole nei momenti difficili e cogliendo le opportunità di ripresa.

L’anticipazione di un anno dell’entrata in vigore del d.lgs n. 252/05, avvenuta nel 2007 e fortemente voluta dalle parti sociali, è stata in tal senso importante ed è facile immaginare cosa sarebbe successo se ciò non fosse accaduto, visto che il 2008 è stato poi l’anno più penalizzato dalla crisi. Oggi gli iscritti sono oltre cinque milioni, con tassi di adesione vicini e spesso superiori all’80% nelle grandi aziende e punti di criticità nella piccola e piccolissima impresa. A dimostrazione di come il problema non sia nell’impianto del sistema ma piuttosto in una sua scarsa conoscenza in alcuni settori e, al tempo stesso, nelle difficoltà proprie delle piccole realtà imprenditoriali, con le quali vanno trovate soluzioni nuove e condivise per facilitarne le possibilità di accesso al credito e di finanziamento. Va poi ricordato che le percentuali di adesione – nonostante le richieste delle parti sociali - risentono anche della mancata estensione delle opportunità del d.lgs n. 252/05 ai dipendenti pubblici.

 

Occorre quindi diffondere la previdenza complementare nel paese, valorizzando il contributo che i fondi possono portare al sostegno del sistema produttivo e della crescita economica. Il loro primo obiettivo è infatti la costruzione della pensione integrativa ma i fondi pensione possono anche svolgere un ruolo fortemente innovativo, sia nel rapporto con i mercati finanziari che nell’allargamento degli spazi di democrazia economica. Dobbiamo registrare un ritardo del mercato finanziario italiano nell’intercettare una mole così importante di risorse offrendo prodotti appetibili, trasparenti e coerenti con gli obiettivi previdenziali. Stiamo lavorando per invertire questa tendenza che, con la revisione del decreto che regola gli investimenti dei fondi, può inaugurare una nuova fase virtuosa nel rapporto tra mercato finanziario e fondi pensione.

Tratto da "la Discussione"
di Domenico Proietti
Segretario Confederale
Uil e Vice Presidente Assofondipensione